
HOTEL: AUMENTANO I COSTI DI GESTIONE. MA I PREZZI DI VENDITA DELLE CAMERE?
Terrore di ogni Albergatore (ma in realtà di ogni imprenditore o privato intestatario di un contratto di utenza energetica) è diventata la bolletta!
Maledetta bolletta! Raddoppiata o, addirittura, c’è chi dice triplicata!
Fino a fine Febbraio 2022, infatti,
l’energia elettrica risultava aumentata del 55%, mentre il gas del 41,8%, rispetto al 2021.
Poi, come se ciò non bastasse, la conseguenza delle operazioni militari Russe in Ucraina ha contribuito a far lievitare ulteriormente le percentuali (ancora da definire con esattezza, ma basti vedere i prezzi di gasolio e benzina, già schizzati alle stelle, per immaginarsele).
Avremmo potuto evitare i danni gestendo in modo diverso i rapporti con la Russia? Forse sì, ma non voglio entrare nel merito di argomenti che non mi competono. Consentitemi solo di dire che anche un ignorante come il sottoscritto avrebbe immaginato che, chiudere all’improvviso i rapporti con chi ci fornisce il 40% del gas che consumiamo senza avere un’immediata alternativa fruibile, qualche problema ce lo avrebbe creato… Soprattutto nei mesi freddi!
Che si tratti di luce, gas o carburanti, quindi, gli aumenti degli ultimi mesi non sono affatto passati inosservati – in realtà, tra imprenditori non si parla d’altro. Se a questo ci aggiungiamo che non siamo ancora del tutto venuti fuori dal disastro COVID19, l’immagine della melma in cui si trovano le imprese turistiche diviene sempre più nitida.
Immagino lo sguardo dell’albergatore che riceve la fattura di luce o gas. E me lo immagino terrorizzato, con il cuore a mille e il fiato sospeso, mentre lentamente scopre l’importo, scongiurando il peggio!
Il problema, cari lettori, è che l’aumento delle utenze ha fatto lievitare anche i costi di produzione dei fornitori alberghieri.
Quindi, per fare un esempio, la lavanderia industriale da cui si serve l’Hotel, che tiene macchine costantemente in funzione e che trasporta biancheria su gomma tutto il giorno, anch’essa strozzata dai suoi costi di gestione, non può che aumentare il prezzo dei propri servizi. Logico, no?
L’impresa alberghiera, quindi, accetta, praticamente costretta, gli aumenti applicati dai fornitori (al massimo potrà decidere di sostituirne qualcuno) senza i quali non riuscirebbe a erogare i propri servizi. Ma è libera di aumentare, a sua volta, i propri prezzi di vendita?
Certo, direte. Chi può impedire a un albergatore (o imprenditore che sia) di aumentare i propri prezzi di vendita? Nessuno… a parte il mercato!
Se il mercato finale non accetta il prezzo, perché non riesce ad attribuire a un prodotto o servizio quel determinato valore, che si fa? Ancora più preoccupante potrebbe essere lo scenario in cui il mercato, per una mera questione economica, iniziasse a prediligere altre destinazioni, a partire da quest’anno!
La questione, dunque, è davvero spinosa: da una parte ci sono i costi di gestione che aumentano e, dall’altra, la capacità di acquisto del mercato che si riduce. Vista così, direi che la conseguenza più logica non può che essere una netta diminuzione del profitto, no? Probabilmente sì, dobbiamo essere realisti… Ma qualche mossa bisognerà pur farla! Non si può certamente restare inermi a osservare!
Cosa si può fare, quindi?
A mio avviso, dinnanzi a una prospettiva del genere, un albergatore ha davanti a sé due alternative:
- Lavorare sulla quantità, mantenendo più o meno i prezzi di vendita del 2021 e sperando di ottenere una buona occupazione, che gli consenta di coprire i costi e generare un utile
- Investire sul proprio Brand e aumentare la qualità (ma anche la quantità) dei propri servizi, con l’obiettivo di aprirsi a nuovi segmenti di mercato con una capacità di spesa più alta, rispetto a quelli precedentemente considerati.
Cosa, invece, sconsiglio di fare?
Una sola cosa:
Tagliare indiscriminatamente i costi (personale, prodotti food…) riducendo la qualità dei propri servizi. Ciò comporterebbe, senza troppi dubbi, una riduzione della reputazione dell’Hotel e l’effetto boomerang potrebbe risultare disastroso.
Cosa dirvi ancora? Tra Virus indomabili e scelte scellerate dei governi del mondo, la situazione non è certamente delle più rosee. La cosa più triste è che ci troviamo, per il terzo anno consecutivo, avvolti dalla nebbia, nell’impossibilità di fare delle previsioni attendibili sul prossimo futuro. Come si comporteranno i flussi quest’anno? Quanto tempo prima inizierà a concretizzarsi la domanda per i mesi estivi? Che capacità di spesa avrà il mercato? Quale sarà il momento giusto per attivare offerte last minute? Per quali date sarà il caso di accettare gruppi?
Al momento non è dato saperlo. Quello che è certo, però, è che anche il 2022, che avrebbe dovuto essere l’anno della ripartenza, rischia davvero di essere simile ai due appena conclusi.
Guido Libonati